
Trame e destini che si intrecciano in un’avventura che fa sorridere ma al tempo stesso profondamente riflettere.
Camorristi in fuga e attori in cerca di riconoscimento si ritrovano naufraghi su un’isola carceraria; i primi costringono i secondi a mescolarsi per non farsi riconoscere. Convinto di smascherare i fuggitivi, il Direttore del carcere impone ironicamente loro la messa in scena de La tempesta. Per assonanze e similitudini col testo originale shakespeariano, procede la vicenda umana dei personaggi sull’orlo della sottile linea che divide il vero dal verosimile nel palcoscenico della vita.
Sarà il teatro stesso a farsi zona franca in cui ciascuno potrà ritrovare, se non il proprio ruolo sociale, la propria umanità. Qualcuno anche l’amore.
La stoffa dei sogni è una commedia in stile picaresco che riesce nell’incredibile impresa di fondere Eduardo De Filippo e William Shakespeare.
Come sempre in teatro, insieme al tempo è lo spazio il grande protagonista che rende possibile il lavoro degli attori. Nel film è la natura a fare da padrona. L’isola dell’Asinara si fa personaggio in tutta la sua illibatezza. Un’isola persa nel Mediterraneo e che ha visto passare in vari momenti la storia di un’umanità dolente proveniente da mezza Europa è la location ideale per questo genere di storia, incarnando le caratteristiche metaforiche di una zattera teatro del mondo. Tuttavia, proprio nel suo essere isola, L’Asinara è anche prigione dei personaggi in scena.
Per riempire il senso di questo palcoscenico, la sceneggiatura opera dello stesso regista Gianfranco Cabiddu, Salvatore Mola, ma soprattutto Ugo Chiti, uomo di teatro e di cinema dalla grande esperienza, si carica sulle spalle il compito di scavare in profondità, con una visione del tutto personale, e rubare una goccia di bellezza in opere ricche e complesse, purtroppo poco frequentate.
Come afferma Cabiddu, «trarre un film da La tempesta già reinterpretata nella visione squisitamente teatrale che Eduardo De Filippo ha operato nella traduzione in napoletano del testo shakespeariano mi sembrava un progetto, a me sardo e isolano, naturalmente più vicino. Ero solo un ragazzo di nove anni quando ho avuto la fortuna di collaborare con Eduardo De Filippo all’incisione audio de La tempesta. Da allora questo testo mi ha accompagnato sempre. In questo soggetto utilizzo come punto di partenza L’arte della commedia dello stesso Eduardo per giungere finalmente a La tempesta e rendere merito alla sua grande intuizione, che nella traduzione riporta Shakespeare alla parola teatrale, a qualcosa che possono recitare tutti».
Tutto il mondo è palcoscenico, tutti sono attori, hanno le proprie uscite e le proprie entrate (William Shakespeare).
Nell’analisi della commedia di De Filippo è importante considerare una tematica sempre attuale: ha a che fare con l’autonomia e la solitudine dell’artista, con l’arte intesa come soddisfazione di bisogni primari, molto chiari ne La stoffa dei sogni al protagonista Campese. Ha a che fare con la necessità quotidiana del teatro in una qualsiasi società – a maggior ragione per i detenuti di un’isola-carcere. Ma ha a che fare anche con il rapporto realtà/finzione e con la diversità, l’incomprensione, la tolleranza, la comprensione, il perdono. In una parola, ha a che fare col bisogno di tornare ad un contatto diretto, non mediato, semplice, con la realtà vera dell’uomo e con l’anima che sembra, oggi, si sia perso, non solo in ambito culturale. Il film parla di questo rapporto diretto tra un artista e il suo pubblico, parla della necessità dell’arte per capire il mondo, ma soprattutto parla di uomini, con le loro pulsioni e aspirazioni. Sia ne La tempesta sia ne L’arte della commedia si parla, se pure in modo diverso, di tutte queste cose (e di molto altro ancora).
Il film è dedicato a Luca De Filippo, figlio di Eduardo, che compare anche in un cameo, nelle vesti del capitano della nave naufragata.
Il resto del cast è stellare: dal protagonista Sergio Rubini a Ennio Fantastichini, da Renato Carpentieri a Teresa Saponangelo, ma anche tutti gli altri, semplicemente fantastici.
Dal 1° dicembre, lo spettatore potrà immergersi fra incanto e realtà, fino a toccare la vera sostanza dell’immaginazione.
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