“Ugly Sister”: la fiaba di Cenerentola si trasforma in un body horror

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Il film “Ugly Sister”, presentato con successo in festival come il Sundance, Berlino e Bucheon, riscrive la classica storia di Cenerentola da una prospettiva cruda e inquietante: quella della sorellastra. La pellicola, diretta dall’esordiente Emilie Blichfeldt, si addentra nel genere body horror per esplorare l’ossessione per la bellezza e l’autodistruzione. Protagonista è Elvira, interpretata dalla giovane attrice norvegese Lea Myren (classe 2001), la cui performance è stata acclamata dalla critica.

Un giorno prima che il film vincesse il Premio per il Miglior Film e il Premio del Pubblico al 29° Bucheon International Fantastic Film Festival, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lei della sua complessa interpretazione e delle tematiche profonde del film.

Il Rovescio della Medaglia di Cenerentola

La vita di una ragazza diventa un incubo quando sua madre si risposa, rendendola di fatto la sorellastra di Cenerentola. Dopo l’arrivo della nuova famiglia, ogni sua presunta imperfezione fisica si trasforma in un’ossessione: un brufolo sembra più gonfio, il naso appare enorme e la cellulite sulle cosce è un nemico da annientare. Il suo corpo è martoriato da tentativi di “correggersi” – schiacciando, tagliando, strappando – ma nulla è abbastanza per sentirsi degna di stare accanto al principe. La disperazione la spinge al punto di essere disposta a tagliarsi l’alluce pur di far entrare il piede nella scarpetta di cristallo.

“Ugly Sister” è un’opera che provoca un forte disagio, costringendo lo spettatore a distogliere lo sguardo in più di un’occasione, persino per chi è già avvezzo al genere. Tuttavia, è impossibile proteggere la propria mente: lo schermo agisce come uno specchio, riflettendo ricordi e insicurezze personali.

Un dialogo con l’attrice Lea Myren

L’incontro con il pubblico coreano a Bucheon è stato particolarmente significativo per l’attrice. “Prima di arrivare qui, ho fatto delle ricerche sugli standard di bellezza in Corea e ho visto video sulla diffusione della chirurgia per la doppia palpebra,” racconta Myren. “Questo ha reso il dibattito con gli spettatori ancora più speciale. Molte donne hanno confessato di aver vissuto esperienze simili a quelle di Elvira, di aver rivisto in lei il proprio dolore. Sono stata felice che il film sia diventato un mezzo per condividere storie così difficili da raccontare.”

Per calarsi nel ruolo, Myren ha sviluppato un profondo legame con il suo personaggio. “Ho amato Elvira fin dal primo momento. Sentivo di dover amare il personaggio che interpretavo per poter comprendere fino in fondo l’odio che prova verso se stessa. Elvira è una persona fondamentalmente bizzarra e interessante. Non nasconde le sue emozioni, e per sottolineare questo aspetto ho lavorato molto con il corpo. Dalla sua camminata al modo in cui tiene un libro, ogni gesto era pensato per farla apparire come una ragazza ingenua e immatura, pura nel suo desiderio di indossare un grande abito e sposare un principe.”

Quando la Bruttezza Diventa Interiore

All’inizio del film, l’ingenuità di Elvira la rende quasi tenera. “In quelle scene, Elvira non è affatto brutta,” spiega l’attrice. “E questo è il punto centrale del titolo, Ugly Sister. Chi è davvero brutto? E cosa significa esserlo? Invece di porci queste domande, dovremmo chiederci ‘quando’ Elvira appare brutta. A mio parere, lo diventa nel momento in cui, consumata dal disprezzo per se stessa, inizia a tormentare Cenerentola. La bellezza e la purezza iniziali di Elvira svaniscono lentamente, mano a mano che la sua ossessione per l’aspetto fisico prende il sopravvento.”

Questa trasformazione psicologica è accompagnata da una metamorfosi fisica sempre più grottesca, che ha richiesto un notevole impegno anche sul set. “Per rappresentare il corpo di Elvira in continua evoluzione, ho dovuto indossare corsetti, tute prostetiche e protesi in silicone. A volte il peso era tale da causarmi dolore alle spalle,” rivela Myren. “Tuttavia, il processo di trasformazione fisica, sviluppato in stretta collaborazione con il team degli effetti speciali, è stato affascinante. Abbiamo deciso di non rappresentare Elvira come una persona grassa, ma come qualcuno il cui corpo è definito unicamente dallo sguardo della società. Nemmeno io sono magra, ma ho imparato ad accettare il mio corpo. Molte donne, inclusa Elvira, non ci riescono e vivono il proprio corpo come un fardello. La sofferenza di interpretare questa realtà è stata molto più grande del disagio fisico del trucco. Girare le scene in cui Elvira si guarda allo specchio con disgusto è stato particolarmente doloroso; provavo una grande pena per lei.”

Un’Analisi del Film: Oltre l’Orrore

“Ugly Sister” è una potente satira sulla cultura dell’immagine che domina la società contemporanea. Sebbene molti possano sostenere che il problema non risieda nelle donne ma nel culto dell’aspetto fisico imposto dalla società, il film esplora le conseguenze dirette di questa pressione. La stessa Elvira, in realtà, non è così “brutta” come il titolo suggerisce; il termine “ugly” (brutto) potrebbe riferirsi non a un dato oggettivo, ma a una percezione soggettiva, sia da parte degli altri che della protagonista stessa.

Anche il personaggio di Cenerentola, qui chiamata Agnes, si discosta dal modello tradizionale. È bellissima, ma non necessariamente di buon cuore. Non è “vergine”, ha un amante – un servitore povero – che non esita ad abbandonare per il principe. Sia Agnes che Elvira sono figure realistiche, ma il loro destino è segnato da una casualità genetica: una è nata bionda e bellissima, l’altra ha un aspetto comune. E questo, nonostante gli sforzi “sanguinosi” di quest’ultima.

Nonostante la presenza di scene macabre, definire il film semplicemente un “horror” sarebbe riduttivo. La sua forza risiede nella caratterizzazione dei personaggi e nella descrizione dei loro conflitti. La regia di Emilie Blichfeldt è notevole per un’opera prima, così come la cura per i costumi e la scenografia.

Racconti Classici Sotto una Nuova Luce

La tendenza a rileggere le storie classiche dal punto di vista degli antagonisti o dei personaggi secondari è un fenomeno culturale recente e positivo, che promuove la diversità di prospettive. Tuttavia, a volte si rischia di dimenticare il significato originale di queste fiabe. La Cenerentola della tradizione trovava la felicità non per la sua bellezza, ma perché la sua bontà d’animo veniva premiata dal destino. Nel mondo di “Ugly Sister”, un lieto fine simile sembra impossibile. Forse è un riflesso necessario di una società che, oggi, è diventata fin troppo cinica.