Remake di “Dragon Trainer”: più mediocrità commerciale che magia cinematografica

1cab7f1205e6a7910f50a4b7120e1b81.jpg

Nel panorama cinematografico attuale, è sempre più comune vedere grandi studi rispolverare i propri successi animati per trasformarli in versioni live-action. Dopo il redditizio filone inaugurato da Disney, anche DreamWorks Animation ha deciso di tentare la stessa strada con uno dei suoi titoli più amati: Dragon Trainer (titolo originale How To Train Your Dragon), che torna sugli schermi nel 2025 con un adattamento fedele, ma privo della scintilla che rese speciale il film d’animazione del 2010.

La nuova versione si presenta come un rifacimento estremamente rispettoso dell’originale, senza prendersi alcuna libertà narrativa. A dirigerla è Dean DeBlois, autore della trilogia animata, che qui firma il suo primo film live-action, nonostante in passato avesse espresso dubbi sulla tendenza di Hollywood ai remake in carne e ossa. Tornano anche alcune figure chiave del passato: Gerard Butler interpreta nuovamente il capo vichingo Stoick, dopo avergli prestato la voce nella versione animata, mentre il compositore John Powell rielabora la colonna sonora che fu tra i maggiori punti di forza del film originale.

La trama resta invariata: Hiccup (interpretato da Mason Thames), giovane e fragile abitante dell’isola di Berk, vive in un villaggio dove la sopravvivenza dipende dalla lotta contro i draghi, considerati nemici naturali. Tuttavia, è proprio lui, il meno adatto al combattimento, a trovare un modo per convivere con queste creature, grazie all’incontro con Sdentato, un drago ferito che diventerà suo compagno e amico. La storia, basata sui libri di Cressida Cowell, segue il classico schema del ragazzo emarginato che salva la comunità, ma ciò che rendeva l’originale affascinante era l’abilità con cui veniva raccontata, non tanto la sua originalità.

Nel passaggio dall’animazione alla realtà, però, la magia sembra essersi dissolta. L’isola di Berk è ricostruita con cura, ma molte scene risultano cupe, con una palette di grigi che appiattisce l’atmosfera. Anche i costumi cercano un equilibrio tra realismo e fedeltà all’estetica animata, ma l’effetto finale ricorda più un mix malriuscito tra The Northman e i giocattoli Fisher-Price.

Sdentato conserva il suo comportamento felino e il design che ha conquistato intere generazioni, ma l’adattamento in CGI iperrealista crea uno strano effetto di distacco: le sue squame dettagliate cercano di inserirlo in un contesto realistico, ma finiscono per renderlo meno credibile rispetto alla sua versione animata. Questo contrasto si accentua ulteriormente nel confronto con gli altri draghi, meno stilizzati, che sputano fiamme realistiche e mostrano artigli affilati. Eppure, nonostante questa apparente intensificazione visiva, nessun personaggio viene mai realmente ferito durante i combattimenti, il che finisce per rendere il tutto ancora meno convincente.

Il remake di Dragon Trainer dimostra che la semplice trasposizione in live-action non basta a ricreare la magia di un classico dell’animazione. Se da un lato l’operazione può attirare un nuovo pubblico e soddisfare la nostalgia dei fan, dall’altro risulta evidente che l’originale possedeva una leggerezza e una poesia difficili da replicare con attori in carne e ossa e ambientazioni realistiche. Alla fine, il risultato sembra più un’operazione commerciale che una vera dichiarazione d’amore per il cinema.