Dal trionfo di un giovane talento alla riscoperta di un maestro: due mondi musicali a confronto
La musica, nelle sue infinite forme, continua a emozionare e a plasmare la cultura. Dalla vittoria di una giovane promessa in un talent show italiano all’eredità di un compositore indiano che ha usato le note come strumento di cambiamento sociale, ecco due storie che, seppur distanti, raccontano il potere universale dell’arte.
Il trionfo di Antonio Vaglica a Italia’s Got Talent
Antonio Vaglica è il vincitore della dodicesima edizione di “Italia’s Got Talent”. Studente diciottenne di Mirto Crosia, in provincia di Cosenza, ha conquistato il pubblico e la giuria con una voce potente e delicata al tempo stesso. La finale dello show, condotto da Lodovica Comello, ha visto sfidarsi talenti di altissimo livello, tra cui il ballerino non udente Simone Corso e l’illusionista toscano Francesco Fontanelli. Tuttavia, la performance di Vaglica si è rivelata inarrivabile.
Durante la serata, che ha visto come ospiti Pierfrancesco Favino, Miriam Leone e Valerio Lundini, Antonio ha stregato la platea con una sua intensa versione di “I have nothing” di Whitney Houston. La vittoria, accolta tra lacrime e applausi, è stata una sorpresa per lo stesso artista, che ha confessato: “Non me lo aspettavo”. La giuria, composta da Elio, Federica Pellegrini, Mara Maionchi e Frank Matano, non ha avuto dubbi nell’incoronarlo. Per celebrare il successo di questa stagione, mercoledì 30 marzo alle 21:15 andrà in onda su Sky Uno uno speciale “best of” con le esibizioni più emozionanti.
Un percorso di rivincita e libertà
Il percorso di Antonio Vaglica nel talent show è iniziato con il Golden Buzzer di Elio, ottenuto grazie a una commovente interpretazione di “S.O.S. d’un terrien en détresse” di Daniel Balavoine. Un brano che, come ha raccontato, lo fa sentire libero, poiché parla di un essere umano che non si sente parte di questo mondo e lancia un grido d’aiuto. “Da bambino mi sentivo sbagliato, davo troppa importanza al giudizio degli altri. Ho vissuto momenti di discriminazione che mi hanno fatto stare male”, ha confessato sul palco. “Quando canto questa canzone, mi sento libero”.
Studente al liceo artistico e molto legato alla sua famiglia, che lo ha sempre sostenuto, Antonio vede nella vittoria non solo un traguardo artistico, ma una vera e propria accettazione. “Il brano di Whitney Houston mi rappresenta”, ha spiegato, “parla di un amore folle e irraggiungibile e del fatto che non bisogna mai cambiare la propria personalità fingendo di essere chi non si è”. La sua non è la prima esperienza televisiva: nel 2019 aveva già partecipato a “Sanremo Young”, condotto da Antonella Clerici.
M.B. Srinivasan: Il pioniere che usò la musica per il cambiamento sociale
Mentre in Italia si celebra un nuovo talento, nel panorama culturale internazionale si ricorda il centenario della nascita di M.B. Srinivasan (1925–1988), una figura visionaria il cui contributo al cinema dell’India meridionale e alla tradizione corale resta di inestimabile valore. Conosciuto come MBS, fu molto più di un direttore musicale: un compositore, ideologo e innovatore convinto che la musica potesse essere uno strumento per il progresso sociale.
Nato nell’Andhra Pradesh, durante gli studi a Madras fu attratto dagli ideali comunisti, che lo portarono a mobilitare artisti e musicisti per un’arte socialmente impegnata. Nel cinema, lanciò una delle voci più belle dell’India, K.J. Yesudas, e collaborò con i più grandi cantanti dell’epoca. Non si limitò alla composizione: recitò come protagonista nel controverso film “Agraharathil Kazhuthai” e fu una figura chiave nella lotta per i diritti dei lavoratori del settore musicale, fondando la Cine Musicians’ Union e battendosi per salari equi e la tutela del diritto d’autore come presidente dell’Indian Performing Rights Society (IPRS).
L’eredità del Madras Youth Choir
Sebbene il suo lavoro nel cinema sia stato fondamentale, la vera eredità di Srinivasan risiede nel suo pionieristico lavoro nella musica corale. Tutto iniziò nel 1970 con un programma radiofonico per All India Radio (AIR). Il successo di quella trasmissione lo portò a fondare, nel 1971, il Madras Youth Choir.
Come direttore e compositore del coro, MBS formò giovani entusiasti, insegnando loro a cantare brani che parlavano di pace, amore e patriottismo. Selezionava le poesie di grandi poeti nazionali come Subramania Bharathi e Rabindranath Tagore, le musicava e le arrangiava per coro, creando composizioni che divennero estremamente popolari, soprattutto tra i giovani. Il Madras Youth Choir non era solo un progetto artistico, ma l’incarnazione della sua filosofia: usare la bellezza della musica per ispirare e unire le persone.